REFLUSSO GASTROESOFAGEO

Condizione caratterizzata da reflusso del contenuto gastrico (acido cloridrico, bile) nell’esofago causando infiammazione e dolore. Sono fattori predisponenti :

  • l’ernia iatale, una patologia in cui una parte dello stomaco si disloca verso l’alto e attraverso lo iato esofageo viene a trovarsi nella cavità toracica . Questa condizione può essere del tutto asintomatica o favorire l’insorgenza di reflusso GE.
  • tutte quelle condizioni che determinano un ‘aumento della pressione all’interno dell’addome che tende a spingere lo stomaco verso l’alto favorendone l’erniazione attraverso il diaframma come gravidanza, obesità, defecazione difficoltosa, tosse prolungata, sforzi fisici intensi.

Gli alimenti più controindicati in quanto agiscono negativamente sulla tenuta dello sfintere esofageo inferiore sono: i cibi grassi, il caffè, le bevande alcoliche, il vino, le fritture, il cioccolato, il succo di arancia e gli agrumi in genere, il pomodoro, la menta, le bevande gassate. Può essere utile non coricarsi subito dopo i pasti, non assumere molti liquidi durante i pasti, evitare i pasti abbondanti ma preferire pasti piccoli e frequenti, non usare abiti troppo stretti. A letto mantenere la testa sollevata di 30° rispetto alle gambe e coricarsi sul fianco sinistro. Anche la nicotina ed alcuni farmaci possono intensificare gli episodi di reflusso.

GASTRITE, ULCERA GASTRICA, ULCERA DUODENALE

La gastrite è un ‘infiammazione della mucosa gastrica che può essere di tipo acuto o cronico.

L’ulcera gastrica è una lesione della mucosa dello stomaco che può variare da una semplice erosione fino alla completa perforazione. L’ulcera duodenale è una lesione che interessa la mucosa del duodeno ed è molto più frequente dell’ulcera gastrica. Tra le cause, oltre all’infezione da Helicobacter Pylori, vi è anche l’assunzione di farmaci antiinfiammatori e di cortisone.

Gli alimenti che possono peggiorare la sintomatologia (ma non sono responsabili della patologia) sono il caffè, i succhi di frutta , le spezie come pepe, peperoncino, senape, chiodi di garofano, i cibi affumicati ed in scatola, i sott’aceti, i cibi eccessivamente dolci come miele e marmellate. L’unica molecola sicuramente lesiva per la mucosa gastrica è l’alcol etilico.

Al contrario alcuni alimenti hanno un effetto protettivo come il grano e il riso non raffinati, le verdure, i legumi, le noci, gli acidi grassi polinsaturi presenti nei pesci. Importante frazionare la alimentazione in tre pasti principali e due spuntini da consumare ad orari regolari. Evitare scrupolosamente gli alcolici.

DISPEPSIA FUNZIONALE

Per dispepsia funzionale si intende una patologia caratterizzata da un insieme di disturbi addominali aspecifici ad insorgenza postprandiale comprendente dolore epigastrico, tensione, sazietà precoce, senso di ripienezza gastrica, bruciore, rigurgito, eruttazioni, nausea e talora vomito, cefalea e sonnolenza. Malgrado ciò tutti gli esami diagnostici a carico degli organi e tessuti sono negativi. Nonostante la sua notevole diffusione le cause della dispepsia funzionale rimangono per lo più sconosciute e, con ogni probabilità, sono da ricercare in una combinazione sfavorevole di più fattori come per esempio la presenza di Helicobacter Pylori, le cattive abitudini alimentari, il fumo, lo stress, l’ansia, la depressione, la disbiosi intestinale, le intolleranze alimentari.

Gli accorgimenti dietetici sono legati al tipo di sintomatologia prevalente.

-Dispepsia da rallentato svuotamento dello stomaco. La velocità di svuotamento gastrico dipende dal grado di riempimento dello stomaco e quindi dal volume del pasto: la velocità è maggiore per i liquidi e minore per i solidi. Tra i nutrienti, i grassi riducono la velocità di svuotamento dello stomaco così come i pasti ad elevata densità energetica e i pasti ricchi di fibre idrosolubili. In generale un adeguato frazionamento dei pasti nell’arco della giornata ed una dieta povera di grassi favorisce un corretto svuotamento gastrico.

Dispepsia da alterata secrezione gastrica. La alterata secrezione può riguardare il succo gastrico (in eccesso o in difetto) e la pepsina. Nei pazienti con un profilo ipersecretivo trova giustificazione l’eliminazione degli alimenti in grado di stimolare la secrezione acida. Gli alimenti cosidetti “secretagoghi” sono il caffè, il the forte, il cacao, le bevande a base di cola, il latte, il brodo di carne, i dadi, le castagne, la frutta secca, gli alcolici, i succhi di frutta, le bibite acidule e gassate, i cibi fritti in oli sfruttati e riutilizzati.

ACALASIA

La acalasia è una patologia motoria dell’esofago caratterizzata da una alterata attività di propulsione e da un difettoso rilasciamento dello sfintere esofageo inferiore durante la deglutizione. Si verifica pertanto un ristagno di materiale alimentare nell’esofago, con conseguente progressiva dilatazione. Il sintomo principale di tale condizione è la disfagia (sensazione di difficoltoso transito del boccone alimentare e anche dei liquidi) e la presenza di rigurgiti.

Specialmente la notte possono manifestarsi tosse e dolore toracico. E’ consigliabile non sdraiarsi subito dopo i pasti, in particolare dopo cena, alzare di 20-30 cm la testata del letto in modo da facilitare lo svuotamento dell’esofago. Evitare i pasti abbondanti e frazionare l’alimentazione nel corso della giornata.

Evitare i cibi troppo asciutti, gli alimenti grassi, gli alcolici, il caffè, la menta, il cioccolato. Ridurre i cibi acidi che possono irritare le pareti dell’esofago come spremute, succhi di agrumi o di pomodoro, pepe. Non assumere alimenti troppo caldi o troppo freddi. Masticare a lungo e con cura.

MALATTIE INFIAMMATORIE CRONICHE INTESTINALI

Il termine “malattie infiammatorie croniche intestinali” (MICI) viene utilizzato per indicare delle condizioni patologiche caratterizzate da un processo infiammatorio cronico che colpisce una o più parti dell’intestino. Queste malattie spesso hanno una base di familiarità ed un decorso cronico-intermittente (fasi silenti alternate a fasi di riacutizzazione).

Morbo di Crohn

Tale malattia può colpire tutto il canale alimentare, ma più frequentemente le lesioni sono localizzate a livello dell’ileo terminale e del colon. La malattia colpisce spesso i giovani e si manifesta con scariche diarroiche intermittenti, dolore addominale, calo ponderale, episodi di subocclusione intestinale, fistole anali, ascessi.

Rettocolite ulcerosa

Le lesioni sono confinate principalmente al retto, ma possono propagarsi fino ad interessare tutto il colon. Il sanguinamento rettale, associato talvolta all’emissione di muco, è il sintomo più costante.

In tali pazienti la terapia dietetica ha molteplici funzioni: recuperare o prevenire la malnutrizione, ridurre i sintomi, correggere eventuali deficit nutrizionali, promuovere la remissione della fase attiva della malattia, preparare il paziente all’eventuale intervento chirurgico e sostenerlo nelle fasi postoperatorie.

La Nutrizione Parenterale (per vena) è indispensabile quando è impossibile utilizzare la via digestiva (stati subocclusivi, fistole, sanguinamento), nelle condizioni di severa malnutrizione in cui è importante fornire al paziente un adeguato apporto di calorie e nutrienti, soprattutto nelle fasi di preparazione all’intervento e nel post-chirurgico.

Una volta usciti dalla fase acuta l’obiettivo è quello di tornare ad una dieta il più possibile normale e con il minor numero possibile di alimenti esclusi per evitare carenze e malnutrizione. Bisogna programmare attentamente uno “svezzamento” dalla nutrizione parenterale ed iniziare ad usare il canale alimentare o attraverso una Nutrizione Enterale (in base alle condizioni cliniche del paziente) o attraverso una dieta per bocca che dovrà essere personalizzata e porre particolare attenzione al contenuto in fibra (dieta priva/povera di scorie), in lattosio (spesso tali pazienti presentano intolleranza al lattosio), al caffè , considerando tutti gli alimenti che anche solo soggettivamente possono peggiorare la sintomatologia e la diarrea. Può essere anche necessario, in base alle necessità cliniche, ricorrere a diete a consistenza modificata (cremose, semiliquide, semisolide).

In tali pazienti è importante garantire non solo un adeguato apporto calorico-proteico, ma anche un adeguato apporto di vitamine, minerali (soprattutto B12, vitamina C, folati) e di liquidi.

COLON IRRITABILE

La sindrome del colon irritabile appartiene ai disturbi intestinali “funzionali” e si caratterizza per la presenza di sintomi gastrointestinali cronici o ricorrenti che non sono spiegabili da alterazioni strutturali o biochimiche (dolore addominale, distensione, alternanza di stitichezza e diarrea). Le forti emozioni e gli stress ambientali, il pasto rappresentano spesso l’evento scatenante gli spasmi intestinali, mentre l’evacuazione di feci o gas allevia l’intensità dei sintomi.

L’approccio dietetico e la modifica dello stile di vita rappresentano il migliore approccio terapeutico. La dieta deve essere mirata alla riduzione dei disturbi della motilità intestinale, limitando quindi l’assunzione degli alimenti che possono soggettivamente peggiorare la sintomatologia. Sicuramente sono sconsigliabili gli alimenti produttori di gas intestinale quali cavolfiori, cavoli, carciofi, spinaci, cipolla, funghi, sedano, fagioli, spezie, latte e derivati del latte, cioccolato, caffè, the, bevande gassate, cibi ricchi di sale (dadi, insaccati), agrumi, pere, prugne, dolcificanti, marmellate. L’utilizzo della fibra può essere molto utile: le fibre idrosolubili trattengono acqua, formano un materiale viscoso che rende le feci più morbide, ed inducono un aumento della flora batterica intestinale “buona”.

DIVERTICOLOSI E DIVERTICOLITE

I diverticoli sono estroflessioni a forma di dito della parete intestinale. Sono solitamente multipli e più frequentemente localizzati nel colon sinistro e nel sigma. La diverticolosi è spesso riconducibile ad un ridotto apporto di fibra nella dieta e alla conseguente stipsi. Le complicanze della diverticolosi sono dovute alla infiammazione del diverticolo (diverticolite) a causa del ristagno di feci intrappolate. I sintomi, dolore addominale, febbre, disturbi del transito intestinale, possono anche arrivare alla perforazione intestinale, alla formazione di ascessi, di aderenze e di fistole.

La dietoterapia nella diverticolosi si basa essenzialmente sull’utilizzo di alimenti ricchi di fibra (pane e pasta integrale, legumi, minestroni, frutta con la buccia, verdura ricca in fibra come carciofi, broccoli, verza, cavoli). Sono fortemente sconsigliati tutti i tipi di verdura o frutta che contengono dei semini che potrebbero rimanere intrappolati nel diverticolo e causarne l’infiammazione (fragole, lamponi, ribes, more, kiwi, melograno, fagiolini verdi, semi di girasole,semi di lino, mandorle, nocciole). E’ opportuno che l’introduzione della fibra nella dieta sia graduale, spalmato in un periodo di almeno 4-6 settimane, e che sia accompagnato da un’ adeguata ingestione di liquidi.

Viceversa in corso di diverticolite, dopo un primo periodo di digiuno o di eventuale nutrizione parenterale se ci si trova in ambito ospedaliero, la dieta deve essere rigorosamente a basso contenuto di fibra privilegiando il consumo di mela, banana, carote, patate, pollame, pesce, riso bianco, pane bianco.

STIPSI

La stipsi o stitichezza è un’alterazione dell’alvo caratterizzata dalla emissione infrequente, difficoltosa e incompleta di feci di aumentata consistenza. E’ un disturbo di riscontro molto frequente nella pratica clinica e rappresenta un motivo di grande disagio per il paziente.

Il trattamento nutrizionale si basa su:

– incremento della fibra alimentare. L’apporto ottimale di fibra alimentare dovrebbe raggiungere i 25-30 gr al giorno di cui il70-75% di fibra insolubile (lignina, cellulosa, emicellulosa presenti nella crusca di frumento, nei legumi) ed il 25-30% di fibra solubile (emicellulosa, pectine, gomme presenti per esempio nei piselli, nei fagioli, nei semi di psillio, nelle mele, nelle carote, nelle patate, nella segala, nell’orzo, nei broccoli). E’ consigliabile pertanto incrementare l’introduzione nella dieta di cereali integrali (pane, pasta, riso), farina di segale, frutta secca e disidratata, verdure (carciofi, porri, finocchi, verdura in foglia, rape), frutta (per esempio mele, pere, agrumi, banane, prugne, ecc.) e legumi.

– assumere almeno 1.5-2 litri di acqua al giorno

– effettuare regolare attività fisica (una camminata di almeno 30 minuti al giorno favorisce la peristasi del colon).

DIARREA

La diarrea è una riduzione della consistenza delle feci con aumento della parte liquida e frequenza di evacuazioni superiore alle tre volte al giorno. Può essere acuta (su base infettiva o non infettiva) e cronica (su base infiammatoria e non infiammatoria). Inizialmente è opportuno interrompere l’alimentazione per bocca e ricorrere ad una dieta idrica, per poi procedere alla rialimentazione dapprima con riso, semolino, patate, pane tostato, acqua, the, mentre successivamente potrà essere reinserita anche carne, pesce magro, uova, banane, mela, carote, punte di asparagi, insalata, formaggi freschi o latte parzialmente scremato in base alla tolleranza. Evitare panna, cioccolato, cacao, frutta secca, uva, datteri, alimenti grassi o fritti.

L’utilizzo di probiotici (fermenti lattici) sembra avere una azione positiva sulla durata degli episodi diarroici e sulla loro risoluzione.

 

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Dott.ssa Silvia Galetti
Specialista in Endocrinologia e Scienza dell’Alimentazione a Modena

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